di Giovanni Tridente
La professione giornalistica non può prescindere dal soggetto umano. Chi la realizza deve necessariamente essere una persona. Il destinatario dell’attività informativa è sempre un individuo inserito in un ambiente sociale, dove si verificano una serie di accadimenti che il giornalista enarra e sui quali costruisce delle argomentazioni. Il fine di questa professione ha un vincolo di utilità. Non si può concepire un’attività giornalistica che non apporti alla cittadinanza (lettori, telespettatori, radioascoltatori e naviganti della Rete) un incremento di dati e informazioni che tornano “utili” nel modo di concepire, vivere e organizzare la propria appartenenza alla comunità. In-formare ha dunque l’inevitabile scopo di arricchire, formandolo, il cosiddetto “ricevente”. Diversamente, i dati comunicati non generano effetto sulla persona, e quindi sul pensiero e sulla coscienza del destinatario.
Il Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze spinge ad interrogarsi su come ri-umanizzare la società odierna, ritornando alla fonte che è Gesù Cristo. Questo invito riguarda inevitabilmente anche il mondo della comunicazione e dell’informazione, e con esso l’utilizzo di tutti i mezzi e gli strumenti moderni. Fondare un “nuovo umanesimo” in ambito giornalistico significa tornare alle origini della professione: una notizia è tale soltanto quando è nuova e soltanto quando è vera. In quanto nuova mi arricchisce di dati e informazioni che prima non conoscevo. Giacché vera, dimostra la correttezza di chi la comunica, che non si prende gioco della mia sensibilità né mi inganna.
Nuovo e vero devono però integrarsi con l’utilità (pubblica), la correttezza, il rispetto (della dignità) e l’onestà intellettuale. Ciò riguarda anche l’utilizzo dei moderni strumenti. Le reti sociali, ad esempio, sono una grande invenzione e attraverso di esse è possibile offrire un importante contributo all’uomo. Lo puoi coinvolgere, formare, aggiornare ed emozionare. Ma dovrai sempre farlo con rispetto, riconoscendone la dignità, e preferibilmente con spirito di servizio, che è in definitiva la massima aspirazione della professione giornalistica.
Giovanni Tridente è docente di Etica dell’informazione alla Pontificia Università della Santa Croce.
@gnntridente
Da | www.firenze2015
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