giovedì 23 aprile 2015

LA VOCAZIONE DI MATTEO

 Caravaggio, La Vocazione di San Matteo, Roma, San Luigi dei Francesi

di Giuseppe Frangi 
Non c’è un altro quadro che abbia saputo immaginare con maggiore verosimiglianza il “come si diventa cristiani”. Il riferimento è alla Vocazione di Matteo dipinto da Caravaggio per la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma nel 1599. Un quadro che abbiamo tutti negli occhi, ma a cui si è aggiunto un altro sguardo: quello di Papa Francesco, che del quadro ha parlato nel corso dell’intervista a padre Antonio Spadaro su Civiltà Cattolica. Papa Bergoglio ha suggerito una specie di zoomata su un particolare preciso della grande tela: «È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: “no, non me! No, questi soldi sono miei!”. Ecco, questo sono io: “un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”. E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo lmia elezione a Pontefice». L’osservazione è precisa e preziosa. Perché se il quadro è dominato compositivamente dal gesto di Cristo che entra da destra nella tela, la vera ripercussione avviene in quell’angolo buio, dove non si intercetta nessuna concitazione, nessun segno da “momento speciale” e ognuno continua a fare quel che stava facendo.
Solo Matteo alza la testa, più stranito che stupito, come per capire se ha capito bene: cioè che quell’uomo sta chiamando proprio lui. Quindi con una mano indica se stesso, ma con l’altra non ha certo mollato la presa sulle monete che sta contando: una moneta, tra l’altro, ce l’ha nel nastro del cappello. Come dice Francesco, ancora afferra i suoi soldi.
Al quadro dedica un cenno anche un libro scritto da un sacerdote romano che era amico personale di Bergoglio, don Giacomo Tantardini. Non a caso la sua la sottolineatura va nella stessa direzione: «Matteo quando Gesù lo chiama non attendeva niente. Nel quadro di san Luigi dei Francesi di Caravaggio, a Roma, questa assoluta gratuità  è messa stupendamente in luce». Che cosa significa questo? Dimostra, scrive Tantardini, «che questo incontro, di per sé, non è premio alla domanda dell’uomo. Questo incontro è pura grazia». Nessuno quanto Caravaggio era mai arrivato a narrare con tanta verosimiglianza l’accadere di questo mistero.

da | firenze2015.it

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