martedì 19 maggio 2015

Senza la carità “non sarei niente”


 Mother Teresa



Bassetti: “La gioia è il regalo che il cristianesimo ha fatto all’umanità. La carità è il mezzo per vivere, senza ipocrisia, la fede”

di Chiara Santomiero


Vent’anni di ordinazione episcopale con la stessa intatta gioia nel cuore: annunciare il Vangelo e viverlo nel servizio agli ultimi con la consapevolezza che senza la carità, come scrive san Paolo, "io non sarei nulla". E’ il messaggio consegnato al libro “La gioia della carità” (Marcianum Press, 2015) che raccoglie una selezione di interventi, discorsi e omelie svolti dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra, a partire dal giorno della sua consacrazione episcopale - avvenuta l'8 settembre del 1994 - fino ad oggi. In un perfetto sillogismo, si legge nella introduzione che: “La gioia è il regalo che il cristianesimo ha fatto all’umanità. La carità è il mezzo per vivere, senza ipocrisia, la fede. Essere cristiani senza gioia non è possibile e dalla gioia della carità scaturiscono l’annuncio del Vangelo e lo slancio missionario verso gli ultimi”. Così come un volto di Chiesa: quello che ha disegnato il Concilio Vaticano II.

CHIESA, CASA ACCOGLIENTE PER TUTTI

La Chiesa è il luogo di accoglienza di tutti. Così come le espressioni più evidenti della santità della Chiesa sono caratterizzate dalla dimensione dell’accoglienza – dalla tradizione monastica dell’ospitalità alle innumerevoli congregazioni e “opera” nate nei secoli XVIII-XX per l’accoglienza, il soccorso e l’educazione dei poveri, fino alla figura di Madre Teresa di Calcutta di Calcutta – così anche I fedeli, le parrocchie e le realtà ecclesiali dovrebbero mettere al primo posto l’apertura a ognuno che voglia accostarsi. In particolare, scrive Bassetti, a proposito della “conversione pastorale” come via necessaria alla riforma della Chiesa, “la famiglia cristiana può e deve brillare per la testi-monianza dell’accoglienza a partire dalle occasioni più semplici e immediate che i figli con le loro amicizie offrono”. L’accoglienza e l’ospitalità in famiglia costituiscono, infatti, un pilastro educativo e un anticorpo all’individualismo e sono espressione della maternità della Chiesa. Alle comunità ecclesiali chef anno fatica ad aprirsi ad una vera accoglienza, Bassetti ricorda che accogliere è “più che gesti e azioni”: si tratta di una “attitudine” che implica, “una dinamica di conversione permanente nella sequela di Gesù”.

LA BARCA DI PIETRO E L’ICONA DEL PESCATORE

La Chiesa, tuttavia, non è chiamata a rimanere “ferma” nei suoi confini pur aprendosi all’accoglienza – “non è un castello assediato” -: la barca di Pietro deve “saper mollare gli ormeggi e prendere il largo”, resistendo alle onde e ai venti avversi, per farsi pescatrice di uomini. Con la sicurezza che “al timone della barca c’è sempre Dio”. Qual può essere quindi lo spirito del cristiano che annuncia il Vangelo? Al cardinale di Perugia piace utilizzare l’icona del pescatore, una imagine tratta dalla lettera apostolica Novo Millennio Ineunte di san Giovanni Paolo II: l’icona del pescatore. Il pescatore ha sapienza e rispetto del Creato, ma soprattutto “non sta fermo lungo la riva, non aspetta i pesci che arrivano alla sua barca ormeggiata al pontile, ma si mette in movimento con audacia e mitezza”. Il pescatore è capace di prendere il largo. così come fece Pietro fidandosi di Gesù a gettare le reti al largo. La condizione principale per “prendere il largo” consiste, dunque, spiega Bassetti “nel saper sempre riconoscere con umiltà chi è il Signore della storia e nel saper coltivare un profondo spirito di pre-ghiera alimentato dal quotidiano ascolto della parola di Dio”.

UN PASTORE IN MEZZO AL GREGGE

Secondo Padre Enzo Bianchi, priore del monastero ecumenico di Bose, Gualtiero Bassetti è un vescovo che conosce molto bene la “regola pastorale” respirata nella chiesa fiorentina da cui proviene attraverso l’incontro con figure straordinarie citate nel libro, sia laiche, come il “sindaco santo” La Pira, che religiose, come padre Balducci. I suoi scritti, ha rilevato presentando il libro lo scorso 19 aprile, non sono teologici, perché “la teologia va insegnata nelle università” (Corriere dell’Umbria”. I pastori, invece, stanno in mezzo al loro gregge e il cardinale Bassetti è “uno di questi, figlio del Concilio Vaticano II e in tutti i suoi scritti si colgono le indicazioni conciliari della Chiesa di inizio terzo millennio”. Nello scorrere degli interventi si snoda il filo rosso del concetto evangelico per cui “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” e l’arcivescovo di Perugia è consapevole che “nell’essere pastore si prova quella gioia che il Signore dona al pastore stesso”.

Tutti i proventi del libro sono devoluti al Fondo di solidarietà delle Chiese umbre per le famiglie in difficoltà

sources: ALETEIA 
da | Aleteia 

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