giovedì 7 maggio 2015

La via dell’uscire

 
Scheda 3
In ascolto del Vangelo
Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo, infatti, sono venuto» (Mc 1,38).
Per approfondire
“Inviata per mandato divino alle genti per essere «sacramento universale di salvezza» la Chiesa, rispondendo a un tempo alle esigenze più profonde della sua cattolicità ed all’ordine specifico del suo fondatore, si sforza di portare l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Ed infatti gli stessi apostoli, sui quali la Chiesa fu fondata, seguendo l’esempio del Cristo, «predicarono la parola della verità e generarono le Chiese». È pertanto compito dei loro successori perpetuare quest’opera, perché «la parola di Dio corra e sia glorificata» ed il regno di Dio sia annunciato e stabilito su tutta quanta la terra” (Concilio Vaticano II, Ad Gentes, n. 1).
“La Chiesa ‘in uscita’ è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. (…) La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: « Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 24).
E, così, Dio si rivela in una suprema tensione verso l’uomo: Dio è per l’uomo, si mette al servizio dell’uomo. Dio per primo – come s’intuisce nella cosiddetta parabola del figliol prodigo (cf. Lc 15,20) – esce incontro all’uomo, lo raggiunge lì, dove si trova, persino nella lontananza estrema del suo peccato, nella precarietà della sua esistenza ormai minata dalla morte. L’uomo è la periferia presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo: al suo peccato non è opposto un rifiuto sdegnoso, poiché ormai di esso Cristo accetta di farsi carico («Dio per noi lo fece peccato»: 2 Cor 5,21) (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Una traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale).
C’è sempre un altrove verso cui siamo chiamati ad uscire, spazi in cui lo Spirito invita a recarsi per dar vita a forme inedite di testimonianza. La chiesa, infatti, è comunità convocata per la missione, animata dalla gioia di un Evangelo che esige di essere comunicato. Ecco perché “l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (Evangelii gaudium n. 15): in ogni tempo siamo chiamati a dar corpo a quel movimento verso le periferie esistenziali che prende origine dalla storia di Dio in Gesù Cristo. Si tratterà dunque di lasciarsi muovere dalla forza dello Spirito, attenti a riconoscere le direzioni che indica – sempre nuove, sempre cariche di promesse e di appelli alla conversione ed al rinnovamento. Si tratterà di incontrare l’umano, là dove esso si trova, in una dinamica di accompagnamento che tutto sa ascoltare e comprendere.
Su tale tensione si misureranno sempre e di nuovo le nostre comunità, per individuare spazi e modalità in cui le energie, i pensieri e le parole di tutti possano essere valorizzati per la comune testimonianza della Parola. Certo, ricorda il n. 13 di Evangelii gaudium, non “dovremmo intendere la novità di questa missione come uno sradicamento, come un oblio della storia viva che ci accoglie e ci spinge in avanti”. Al contrario, è proprio perché custode fedele della memoria di una misericordia ricevuta, che ogni comunità saprà ricercare forme nuove per comunicarla, magari con nuove iniziative, tese a realizzare in modo creativo la missione ricevuta.
La Traccia preparatoria per il Convegno ecclesiale di Firenze 2015 indica alcuni ambienti privilegiati verso i quali dobbiamo imparare ad uscire in questo nostro tempo: “la famiglia, l’educazione, la scuola, il creato, la città, il lavoro, i poveri e gli emarginati, l’universo digitale e la rete”. Una chiesa in uscita saprà praticare il discernimento comunitario, per comprendere meglio tali ambiti e scoprire vie sempre nuove per testimoniarci la forza di vita che sgorga dal Vangelo.
Per confrontarsi e progettare
• Come viviamo la nostra fede secondo una dinamica di uscita? Sappiamo ascoltare la chiamata ad “andare altrove” che viene da Gesù, per far vivere in spazi sempre nuovi la forza del Vangelo?
• Sappiamo orientare la vita della nostra comunità a partire da uno sguardo volto all’esterno? Sappiamo comprenderci e vivere come comunità missionaria? Come sosteniamo coloro che vivono un ministero specificamente missionario, apprendendo al contempo dalla loro testimonianza?
• Verso quali periferie esistenziali si orienta in modo particolare la nostra comunità? Come si attrezza per comprenderne le dinamiche ed abitarle con la forza del Vangelo?
• Come sappiamo incontrare coloro che non fanno parte della comunità ecclesiale? Come sappiamo praticare l’ascolto nei loro confronti, per offrire con semplicità la nostra testimonianza?
In preghiera
Padre,
dona alla Chiesa il tuo Spirito,
come vento che invita ad uscire sulla via del Vangelo,
per narrare della tua misericordia.
Amen


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