mercoledì 22 gennaio 2014

La parrocchia secondo Papa Francesco.

Comunità missionaria

(Antonio Fallico) La parrocchia nel pensiero di Papa Francesco si pone sulla stessa lunghezza d’onda già indicata da Giovanni XXIII, che la definì «fontana del villaggio» a cui tutti ricorrono per la loro sete, e da Giovanni Paolo II, che la concepì come una realtà dinamica posta a servizio del popolo di Dio, «la stessa Chiesa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie».
È dello stesso avviso Papa Francesco che nella esortazione apostolica Evangelii gaudium scrive: «La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità». (n. 28). Questo suppone, «che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente». Occorre dunque che la parrocchia riscopra tutto il dinamismo della sua natura missionaria prendendo coscienza che essa realizza se stessa nella misura in cui diventa realmente «presenza ecclesiale nel territorio» attraverso i suoi membri, riconosciuti a pieno titolo «agenti dell’evangelizzazione». Non esita, infatti, il Santo Padre a riconoscere la lentezza e il ritardo nel processo di rinnovamento delle parrocchie che stentano a vivere «vicino alla gente» e a divenire «ambiti di comunione viva e di partecipazione», orientate «completamente verso la missione».
Per delineare sinteticamente il volto della parrocchia missionaria che incarna in sé questi requisiti, Papa Francesco la definisce «comunità di comunità», luogo cioè dove confluiscono realtà ecclesiali diverse mosse da un’unica passione: diventare una sola famiglia condividendo la stessa vocazione missionaria. Tra questi organismi ecclesiali, accanto ai movimenti e alle diverse forme associative, il vescovo di Roma enumera anche le comunità di base e le piccole comunità, che esprimono più pienamente se stesse nella misura in cui «non perdono il contatto con la realtà della parrocchia e si integrano con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare» (n. 29). A queste condizioni esse saranno «una ricchezza per la Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori» in quanto apportatrici di «un nuovo fervore evangelizzatore e di una forte capacità di dialogo con il mondo, che rinnovano la Chiesa».
In questo, Papa Francesco risente certamente dell’esperienza portata avanti insieme agli altri vescovi dell’America latina ove le comunità di base sono state e sono una scelta pastorale dell’intero episcopato locale. Bisogna osservare però che anche in Europa, a partire dall’Italia, seppure con metodi e stili diversi rispetto all’America latina, da alcuni decenni le piccole comunità o comunità di base agiscono nel territorio parrocchiale in quanto articolazioni della parrocchia stessa, concepita come «comunione di comunità», conseguendo ottimi risultati pastorali. L’episcopato italiano ha esplicitamente valorizzato tale immagine di parrocchia scrivendo nel Catechismo degli adulti La verità vi farà liberi (n. 458) che la parrocchia «al suo interno può essere articolata in piccole comunità ecclesiali di base, che “s’incontrano per la preghiera, la lettura della Scrittura, la catechesi, la condivisione dei problemi umani ed ecclesiali in vista di un impegno comune”. Esse risultano particolarmente preziose per la formazione delle persone e la valorizzazione dei loro doni, per l’esperienza concreta di fraternità e di appartenenza alla Chiesa, per l’evangelizzazione e la promozione umana».
Si tratta di un’intuizione molto pertinente alla situazione della Chiesa attuale chiamata a evangelizzare in una società ormai da un canto fortemente anonima e massificata e dall’altro individualizzata a oltranza. D’altra parte, al di là del decentramento della parrocchia in piccole comunità, ritengo sia davvero difficile oggi trovare altre soluzioni pastorali per l’urgenza così fortemente avvertita di annunciare il Vangelo nei vasti e dispersivi territori urbani, aiutando la gente a riscoprire il valore e la ricchezza delle relazioni umane, la familiarità e la fraternità cristiana. 
Quali le strade per realizzare il rinnovamento della parrocchia auspicato da Papa Francesco? È lui stesso a suggerire piste e tappe diverse. Tra queste, innnazitutto il porre la comunità ecclesiale in “stato di uscita”, perché la Chiesa sia sempre «con le porte aperte» (cfr. n. 46). Qundi, l’uscire verso gli altri per raggiungere le periferie umane. Poi, inculturare la fede e il messaggio evangelico (cfr. nn. 68; 116). Così come, occorre valorizzare la pietà popolare (cfr. nn. 122-123) e, infine, coltivare la gioia dell’annuncio del Vangelo, un leit-motiv che pervade tutta l’esortazione apostolica (cfr. nn. 1-2). 
Si tratta di orientamenti che rivelano la ricchezza dell’esperienza personale fatta da Papa Francesco nel lungo itinerario del suo ministero presbiterale prima ed episcopale poi, fino a questi primi mesi di pontificato. È un tesoro da valorizzare nell’esperienza concreta di ognuno, sacerdote o laico, impegnato nel ministero della Parola là dove il Signore invia ad annunciare la buona novella, tenendo presente il modello per eccellenza di tale ministero che è lo stesso Gesù nella testimonianza costante della sua predicazione in terra di Palestina.

L'Osservatore Romano

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