sabato 18 gennaio 2014

Guai a chi scandalizza (e a chi usa) uno di questi piccoli...


17 gen
Io non so se è vera questa foto del bimbo siriano che dorme tra le tombe di mamma e papà. Magari no. Magari han chiesto a quel bimbo di sdraiarsi tra due tombe, e un tizio in cerca di fama ha scattato una foto. O forse la propaganda. Dell’una o dell’altra parte, che differenza fa.
Mi piacerebbe fosse così. Che quel bimbo disteso avesse a casa, ad attenderlo, suo padre e sua madre. E un’infanzia felice. Che fosse, quel bimbo, un piccolo attore pagato. Che pensasse ad un gioco. E che quelle lì accanto non fossero tombe ma due collinette di terra, un po’ come al mare.
Poi mi dico che è atroce anche solo pensare ad un gioco così. Dire a un bimbo fai finta, sdraiati tra queste due tombe, ti copro, tu chiudi gli occhietti, ecco fatto, alzati e tieni un soldino, ora vai…
Ma cosa pensa un bambino, se è vero che accanto, sepolti, ha suo padre e sua madre? E se dorme, cosa sogna, nei sogni? Sguardi, echi di voci lontane. E profumo di mamma. E abbracci. E carezze per sempre perdute…
Non c’è ragione, non una, perché la guerra strappi a un bambino suo padre e sua madre. Non una perché, ad un bambino, gli adulti neghino una presenza che è carne e sangue, un cognome, radici. E un porto sicuro.
E però sembra un letto, a vederlo così. Un bimbo che dorme, e accanto suo padre e sua madre. E ripenso ai miei figli piccini.
Tuonava, pioveva a dirotto. Tic tic nella notte, passetti leggeri che cercano spazio, un rifugio tra mamma e papà. Quelle notti di febbre, di incubi, di crampi alla pancia…
Di giorno c’è luce, si gioca, tutti son svegli e qualcuno che tende la mano si trova: una nonna, un parente, un vicino… Ma la notte… La notte è del buio: fantasmi, ricordi, paure. E ore pesanti che non passano mai.
Nella notte che è pece e tunnel senza uscita, dormono i grandi e per loro quel buio è ristoro. Per loro. La nonna i parenti i vicini non pensano ai bimbi senza mamma e papà. Non sanno capire il respiro, i sussulti nel sonno nervosi, i sospiri, e quei singulti appena accennati. Dormono, loro. Respiri pesanti che il cuore di bimbo non sa riconoscere. Ed è materasso di spine, il giaciglio di casa.
Tic tic nella notte, e passetti leggeri per non farsi sentire, vaga quel bimbo perduto.
Dov’è la mia mamma? Dov’è il mio papà?
Immobile su quel letto di sassi e di terra chiude gli occhi e ricorda.
Meglio la febbre, i crampi alla pancia. Ogni dolore era lieve abbracciato alla mamma. E i tuoni? Tamburi di festa, vicino a papà.
Farà giorno e mi alzerò. Asciugherò questi occhi impastati di lacrime e di polvere e sarò il bambino che ero. Cercherò. E diventerò grande se questa guerra non porterà via anche me. E mi sposerò. E avrò dei bambini. E starò sempre con loro. Sempre.
Ma lasciatemi qui ancora un po’. A ricordare la mia infanzia perduta. A sognare di un mondo che vuol bene ai suoi figli, e li lascia giocare, e non si diverte a rubare a un bambino la sua mamma e il suo papà.

Io non so se è vera questa foto del bimbo siriano. Voglio pensare che quel bimbo disteso abbia a casa, ad attenderlo, suo padre e sua madre. E un’infanzia felice. Magari han chiesto a quel bimbo di sdraiarsi tra due tombe, e un tizio in cerca di fama ha scattato una foto. O forse la propaganda. Dell’una o dell’altra parte, che differenza fa.
Ma non è un gioco, sdraiarsi in un cimitero. E violenza su un bimbo – imperdonabile – sarebbe anche questa.

Nessun commento:

Posta un commento