martedì 21 gennaio 2014

La chiesa, una compagnia affidabile, nella prospettiva del primo annunzio di Andrea Lonardo


1 Alcune grandi domande sulla chiesa

Per approfondire il tema della Chiesa cerchiamo di capire, innanzitutto, quali sono le domande, le obiezioni che ci vengono fatte, perché da un lato dobbiamo aver chiaro cos’è la fede della chiesa, dall’altro dobbiamo anche farla risplendere dinanzi alle possibili critiche.

Anzi, quando prepariamo una catechesi, un incontro, dovremmo sempre conoscere la teologia, la Scrittura, ma anche chiederci quali sono le domande che porta con sé la persona che si interroga su Dio. Cercare di capire qual è la visione che le persone hanno è espressione del nostro amore per loro ed aiuta a non parlare in astratto, ma a mostrare la relazione del messaggio che viene dal Signore con la realtà concreta che abbiamo di fronte. Proprio il magistero di Benedetto XVI ci chiede espressamente questo e ce ne offre continuamente l’esempio.

Iniziamo allora prendendo in considerazione quattro fra le moltissime questioni che comunemente emergono quando si parla della Chiesa. Le trovate sui fogli che vi sono stati distribuiti.

1.1 Gesù senza la chiesa? Credo in Gesù, ma non credo nella chiesa?

La prima forte critica che spesso incontriamo -a volte l’abbiamo magari fatta anche noi da ragazzi!- è che si può credere in Gesù, ma è meglio lasciare da parte la Chiesa. Questo sottintende una visione delle cose per la quale si è consapevoli che di Gesù non si può dire male, ma si presuppone che si possa separarsi dalla Chiesa senza intaccare il rapporto con il Signore.

In questa maniera Gesù sta da una parte, la Chiesa dall’altra, ed in mezzo si crea un fossato, una spaccatura. Credo che la peculiarità di questo tempo, rispetto agli anni precedenti -perché questa critica è antichissima- è che la messa in questione della Chiesa non riguardi solamente noi, cioè questa generazione, questo papa, questi cardinali, questi vescovi, questi preti, questi laici, ma la critica viene riportata fino alle origini.

Nel primo incontro sulla figura del Cristo vi ho parlato del fenomeno del Codice da Vinci di Dan Brown e del fascino esercitato oggi dagli apocrifi antichi, certamente più interessanti del romanzetto americano, ma che pure su di un punto concordano con esso: il discredito che si cerca di gettare sulla predicazione apostolica primitiva.

Ciò che si cerca di insinuare è che i primi nemici di Gesù siano gli stessi apostoli, Pietro in primis. Perché se Pietro e gli altri avessero nascosto la verità -che Gesù era innamorato della Maddalena, che si era sposato e aveva avuto dei bambini, secondo Dan Brown, che il messaggio di Gesù era gnostico, dualista e contrario alla materia, secondo gli apocrifi gnostici- essi lo avrebbero allora tradito nelle sue intenzioni ben prima della Chiesa odierna. Se la Chiesa primitiva avesse davvero nascosto gli apocrifi -abbiamo visto la volta scorsa che invece il termine apocrifo, che vuol dire nascosto, è inventato dagli autori stessi dei testi apocrifi per dare autorità a dei testi che altrimenti non ne avrebbero avuta alcuna- per occultare il vero volto di Gesù allora una rottura sarebbe avvenuta all’inizio del cristianesimo.

Chi sarebbero allora i grandi nemici di Gesù? Pietro, Giacomo, Giovanni, Paolo! La prima chiesa avrebbe corrotto il vero messaggio di Gesù. Penso anche al libro di Augias e Pesce[1], dal quale emerge la figura di Gesù quale quella di un bravo rabbino e dei suoi seguaci come di coloro che gli hanno attribuito cose che lui non avrebbe mai pensato, inventori di cose che sono il contrario di quello che lui pensava di essere. Qui l’obiezione non è rivolta alla Chiesa di oggi, ma non è meno grave, anzi è molto più tagliente: è un’obiezione alla Chiesa in quanto tale. Gesù è una cosa, ma tutto ciò che è affermato nel Nuovo Testamento, e la Chiesa in particolare, non c’entra gran che con lui.

Vi accorgete subito di quello che non va in questo discorso, di quello che è il paradosso di questo modo di procedere. È importante soffermarci su questo perché se cominciamo a capire le obiezioni possiamo anche provocare a nostra volta i sostenitori di questa tesi. Se tutto questo fosse vero (ma a livello storiografico e teologico è un’evidente menzogna) vorrebbe dire anche che Giovanni sarebbe molto più interessante di Gesù; e così Pietro, Paolo, Giacomo e gli altri sarebbero stati molto migliori di lui.

Il papa dice nel suo libro Gesù di Nazaret che è evidente, per chi si avvicina al cristianesimo ed alle sue fonti neotestamentarie, che si è dinanzi ad un evento straordinario, meraviglioso. In questi giorni è apparsa sui media un’intervista a Roberto Benigni nella quale l’attore afferma semplicemente che Gesù è straordinario, che non c’è mai stato uno come lui. Ma se invece Gesù fosse stato uno come tutti gli altri rabbini, allora le persone straordinarie sarebbero Giovanni, o Paolo, o Pietro. Noi saremmo paolinisti o giovannisti, non cristiani! La meraviglia del vangelo verrebbe da loro e non da Gesù stesso.
1.2 Chiesa senza Gesù? Amo la chiesa, ma non credo in Gesù?

Una seconda obiezione che viene fatta meno esplicitamente, ma che per certi versi è più pericolosa della precedente perché più sottile ed insinuante, è quella per cui viene mantenuta la rottura tra la Chiesa e Cristo, ma vista da una prospettiva contraria.

Alcuni ritengono così che si possa tranquillamente sostenere una posizione del tipo: “Accetto la Chiesa, la trovo utile e importante, ma non voglio una Chiesa che parli di Dio”. Pensate a quell’atteggiamento che apprezza una Chiesa che aiuta le persone, fa crescere i bambini in oratorio, si occupa delle adozioni a distanza, aiuta le missioni, lotta per la giustizia. Quando, per esempio, in un quartiere si tarda ad avere l’edificio-chiesa, tutti si lamentano, si fanno riunioni per sollecitarne la costruzione perché le persone sentono che c’è bisogno di un luogo dove incontrarsi, dove i bambini e gli anziani possano stare ed essere accolti, dove si possano svolgere i riti che accompagnano la nascita e la morte.

Però poi, talvolta, le stesse persone che desiderano queste cose sembrano scandalizzarsi se i cristiani parlano di Dio. Infatti, desiderano la crescita delle attività caritative, le attività educative per i bambini ed i giovani, ma non si accorgono che tutto questo nasce proprio a partire dalla fede stessa.

Questo vuol dire, da un lato, che le persone si accorgono che i cristiani, i catechisti, i preti, le parrocchie, il papa, sono veramente preziosi. Se si eliminasse la vita della Chiesa con le sue strutture dai quartieri, Roma non sarebbe la stessa, e così le altre città. Ma, d’altro canto, noi sappiamo che quella forza di stare vicino all’uomo, ha all’origine proprio la fede. Se non ci fosse la nostra e la vostra fede, questo non sarebbe possibile.

Pensate alle missioni, alla presenza cristiana in tanti luoghi di povertà, in tanti paesi in difficoltà: alcuni pensano che sia importante solo il lato economico, raccogliere quanti più soldi sia possibile o, in maniera più culturalmente riflessa, che sia importante sostenere gli studi di coloro che sono più poveri, dar loro una maggior consapevolezza delle ingiustizie, ecc. ecc. Ma non si può dimenticare che, se tutto questo è necessario, c’è un bisogno ancora più radicale e grande: in un quartiere, povero o ricco che sia, un prete o una suora, cambiano tutto perché destano i cuori alla fede, perché formano le coscienze alla luce del vangelo, perché danno speranza anche in presenza della malattia, della morte, perché danno la forza di perdonare in presenza dell’ingiustizia.

Se si dimentica questo –e cioè che è la fede che cambia la mente ed i cuori- si rischia di ragionare, senza nemmeno accorgersene, come ragionerebbero gli ultimi cripto-marxisti. Si rischia di credere che quello che cambia il mondo è l’economia, che nei paesi poveri è sufficiente cambiare l’economia e tutto andrà bene. Ma questo non è vero!

Cristo e la Chiesa sono intimamente legati perché la Chiesa, senza il Signore, non avrebbe ragione di essere ed il suo annuncio sarebbe vano e vuoto. La Chiesa sa che è la scoperta della grazia di Dio che cambia il cuore, che così diventa capace di donarsi, di divenire un cuore che crede, che ama, che spera. Non basta che io ti dia i mezzi per fare le cose, ma è necessario che il tuo cuore diventi diverso. Eppure ci misuriamo quotidianamente con un atteggiamento che dice: “Io ho stima di te, ma non mi parlare di Dio”!

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