lunedì 12 maggio 2014

"Si prova a sminuire il Papa perchè ricorda che la povertà l’ha creata l’uomo"



Lo ha detto Mueller al Salone del Libro di Torino alla presentazione del suo volume su "La missione della Chiesa", durante la quale ha dialogato con Tornielli

DOMENICO AGASSO JRTORINO
“Il termine povertà è particolarmente legato alla mia biografia; e non tanto perché provenga da una famiglia che abbia vissuto nel bisogno – certo, non navigavamo nell’oro: mio padre era un semplice operaio della ‘Opel’ in uno stabilimento nei pressi di Magonza e mia madre casalinga, madre di quattro figli; quel termine mi è invece familiare sin da piccolo perché è come se avesse dato una particolare coloritura alla fede e alla pratica della fede nella quale crescemmo: chi di noi, sin da bambino, non sapeva che proprio secondo la sana dottrina cattolica ben due dei quattro ‘peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio’ sono peccati sociali: ‘l’oppressione dei poveri’ e la ‘frode nel salario agli operai’?”. Ha esordito così il cardinale Gerhard Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, alla presentazione della sua opera “Povera per i poveri. La missione della Chiesa” (Libreria Editrice Vaticana, 2014, pagg. 310, 20 euro) al Salone internazionale del Libro di Torino. Il Porporato ha dialogato con il coordinatore di Vatican Insider Andrea Tornielli.

“Nel tempo – anche da giovane parroco e insegnante di religione nei licei – maturava sempre più in me la consapevolezza che, accanto alla povertà materiale, c’era anche quella spirituale che, non diversamente dalla prima, reclamava di essere curata, chiedeva che qualcuno evangelizzasse: i ‘poveri’, infatti – ha proseguito - erano anche quei giovani liceali e quegli adulti che all’inizio degli anni Settanta avevano abbandonato la pratica cristiana, o perché ideologizzati o perché vivevano proprio come molti vivono oggi, ma che si vedeva che avrebbero voluto cambiare vita, che volevano di più; e che quando, magari dopo tanto tempo, si riaccostava al sacramento della confessione, dopo l’assoluzione, come il grande intellettuale francese Julien Green in cuor loro dicevano: ‘Allora mi accorsi che in fondo avevo sempre atteso questo momento, avevo sempre atteso qualcuno che mi dicesse: inginocchiati, ti assolvo. Andai a casa: non ero un altro, no, ero finalmente ridiventato me stesso’”.

Nel suo libro Mueller parla della Teologia della Liberazione fondata dall’”amico Gustavo Gutierrez”: “I poveri e i diseredati che, insieme a Gutierrez, a partire dalla metà degli anni Ottanta incominciai a frequentare negli ‘slums’ di Lima e poi nei villaggi di ‘Campesinos’ sulle Ande, erano persone che lottavano giornalmente per la propria sopravvivenza; ma, incontrandole, si restava allo stesso tempo stupiti nel vedere e toccare in loro una fede piena di gioia e di vita. E così era altrettanto evidente che la fede che testimoniavano apertamente e trasmettevano con amore era era veramente il tesoro più grande: abbandonarsi alla Divina Provvidenza, sapere di essere veramente poveri, cioè di dipendere, in ultimo, totalmente dal Signore Gesù, ‘l’uomo per gli altri’ (D. Bonhoeffer). Erano poveri, del tutto consapevoli di essere bisognosi, e proprio per questo possedevano il tesoro più grande: ‘Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio’ (Lc 6,20)”.

Tuttavia, “per essere poveri di spirito – attendere la salvezza di Cristo, il Figlio di Dio, vivente, incarnato, divenuto uomo e risorto – ed essere suoi veri discepoli significa – ha precisato Mueller -allo stesso tempo rigettare con fermezza la visione della sua Chiesa come una comunità religiosa separata dal mondo e autosufficiente; significa affermare la Chiesa come ‘sacramento universale di salvezza’, per usare l’incisiva espressione della ‘Lumen Gentium’; significa ribadire che la Chiesa, operando come segno e strumento di unione di Dio con gli uomini e degli uomini tra loro, è quella ancella di salvezza che Dio ha costituita storicamente, una volta per tutte e definitivamente in Gesù Cristo; quella salvezza che, attraverso lo Spirito Santo, egli ha posto quale perenne principio della storia umana e della edificazione di una società degna dell’uomo”.

Però “oggi, in un tempo in cui ‘l’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr. Es 1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di un’economia senza volto e senza uno scopo veramente umano’ (‘Evangelii gaudium’ 55), in un tempo in cui il rifiuto dell’etica e di Dio è tutt’uno con una brama di potere dell’avere sfrenata, che genera nuovi squilibri, nuove discriminazioni, nuove iniquità, nuove povertà materiali e spirituali di dimensioni mondiali, in un tempo così diviene forse più chiaro che mai perché l’Evangelo sia messaggio di gioia innanzitutto per i poveri, per chi è perduto e dimenticato; diviene chiaro perché la missione della Chiesa cattolica sia, debba essere sempre ‘a un tempo’, evangelizzatrice e liberatrice, annunciatrice del vero primato dell’uomo, difensore della dignità spirituale e materiale dei figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza”.

Rispondendo a una domanda di Tornielli, Mueller ha anche detto: “La Chiesa ha una missione profetica e deve criticare le ingiustizie che avvengono nel mondo”. “’Povero Papa: viene dall’America Latina e non sa di mercato ed economia moderna. Il capitalismo è l’unica forma giusta dell’economia’. Si sente dire questo di papa Francesco da quando ha pubblicato l’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’”, ha messo in evidenza Mueller. In realtà la Chiesa è “l’unica istituzione che da papa Leone XIII, con la sua enciclica ‘Rerum novarum’, in poi affronta il tema della povertà con determinazione, sottolineando che l’uomo deve condividere tutto. E adesso che anche il Pontefice argentino descrive la realtà facendo emergere le povertà e disuguaglianze presenti nel mondo, viene sminuito” perché dice cose scomode; “invece Francesco fa emergere la verità: queste ingiustizie non sono conseguenze della natura ma di un sistema falso e colpevolmente squilibrato". "Alcuni - ha aggiunto Mueller - dicono al Papa: 'Diventiamo più ricchi così possiamo aiutare i poveri'; ma spesso sono gli stessi che hanno creato la povertà e le ingiustizie. E questo la Chiesa, a cominciare dal Papa, ha la piena libertà di dirlo, incoraggiando allo stesso tempo a mettere al primo posto la dignità di tutti i singoli uomini, dignità che va difesa sempre”.

Fonte: kairosterzomillennio

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